Home » Educazione civica » Abbattere il muro dell’indifferenza.

Abbattere il muro dell’indifferenza.

Nell’ambito della programmazione di Educazione civica.

Dal Discorso agli studenti di Milano nel 1955 di P. Calamandrei “Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una Carta morta: no, non è una Carta morta.

Questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

Il riconoscimento dei nostri diritti trova fondamento nella lotta, nella sofferenza e nella morte. Per non dimenticare gli alunni della classe 4^ O e 5^B accompagnati dalle proff.sse Paolino e Siccardi, hanno ripercorso il viaggio delle migliaia di persone che dal “Binario 21”, sotterraneo della stazione di Milano, luogo invisibile e nell’indifferenza, venivano condotti verso i campi di sterminio. Quei treni trasportavano “i prezzi” considerati inferiori come gli oppositori al regime, gli ebrei, i rom, gli omosessuali, i disabili, i Testimoni di Geova.  Solo pochi fecero ritorno. È una pagina di storia dell’uomo che non deve mai essere dimenticata perché l’uomo non debba nuovamente subire.  La forza delle testimonianze sta nella memoria. Per questo gli alunni della classe 4^A e 5^B accompagnati dalle proff.sse Paolino e Siccardi hanno partecipato alla posa delle “Pietre d’inciampo” il 27 gennaio a Varese in memoria di Calogero Marrone, Luigi Morellini, Paolo Attilio Vergani e a Mario Molteni.

 

 

di ciò che è stato con tante catene e con tante corresponsabilità no